
Il Myanmar centrale è stato colpito da un devastante terremoto di magnitudo 7.7 il 28 marzo 2025, alle 12:50 ora locale. Il sisma ha provocato almeno 144 vittime confermate, ingenti danni strutturali e scosse avvertite anche in Thailandia. Solo dieci minuti dopo, una potente scossa di assestamento di magnitudo 6.4 ha ulteriormente aggravato la situazione.
La regione interessata, attraversata dalla pericolosa faglia di Sagaing, è nota per la sua intensa attività sismica. Ecco tre elementi chiave per comprendere le cause e le conseguenze di questo terremoto catastrofico.
1. Perché è stato così distruttivo?
Il grado di distruzione di un terremoto non dipende solo dalla magnitudo. In questo caso, il Myanmar ha dovuto affrontare una vera “tempesta perfetta” sismica:
- Forte intensità: magnitudo 7.7, tra le più potenti nella storia recente del paese.
- Epicentro superficiale: solo 10 km di profondità, amplificando l’energia rilasciata in superficie.
- Zona densamente abitata: il sisma ha colpito aree con infrastrutture vulnerabili, come dighe, ponti e edifici poco resistenti.
Secondo Marie Manrique, coordinatrice per la Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, le preoccupazioni maggiori riguardano i danni alle infrastrutture pubbliche strategiche, in particolare le dighe di grandi dimensioni.
2. Origine tettonica: la faglia di Sagaing
Il terremoto è stato generato da un movimento laterale (detto anche trascorrente) lungo la faglia di Sagaing, un sistema tettonico attivo che attraversa il Myanmar da nord a sud.
Questo tipo di terremoto si verifica quando due placche tettoniche scivolano orizzontalmente una contro l’altra. In questo caso:
- La placca indiana si muove verso nord.
- Si scontra lateralmente con la placca della Sonda, che si trova a est.
- Questo attrito accumula energia, che viene poi rilasciata improvvisamente, provocando i movimenti sismici.
La faglia di Sagaing è tra le più pericolose dell’Asia, con una lunga storia di terremoti letali: nel 1990 un sisma di magnitudo 7.0, nel 1912 uno di 7.9, e sei terremoti superiori a magnitudo 7 tra il 1930 e il 1956, che causarono centinaia di morti.
3. Altri rischi: liquefazione e frane
Oltre alle scosse, la regione è esposta a rischi secondari come:
- Liquefazione del suolo: in presenza di strati di terreno sciolto, le onde sismiche possono trasformare il suolo in una sorta di “sabbie mobili”, con effetti devastanti su edifici e infrastrutture.
- Frane: i precedenti terremoti nella zona hanno spesso causato frane massive, aggravando il bilancio delle vittime.
Anche se è troppo presto per avere un quadro completo dei danni, gli esperti temono che frane e liquefazioni abbiano avuto un ruolo importante nella devastazione.
Conclusione: emergenza umanitaria in corso
Con Myanmar e Thailandia dichiarati zone disastrate, le organizzazioni umanitarie internazionali sono al lavoro per fornire aiuti, valutare i danni e sostenere la popolazione colpita. La situazione resta critica e in continua evoluzione.
Il terremoto del 28 marzo è un tragico promemoria della vulnerabilità sismica del Sud-est asiatico e dell’importanza di investire nella prevenzione e resilienza sismica, soprattutto in aree densamente popolate e infrastrutturalmente fragili.